giovedì 25 ottobre 2007

In dog we trust - 2

Cani e gatti, lussi da nababbi: il business dietro l'amore per gli animali

Per viziarli spendiamo 5 miliardi all'anno: cibi da gourmet e costosi profumiLa pet economy ha cifre da capogiro: due miliardi se ne vanno solo per i veterinari.

Antipasto: una delicata terrina di Suprème gelée all'orata. Poi una dadolata di tonno orientale. Accompagnata da una birra al manzo (quella della Dog Star Brewing, 3 euro alla pinta) seguita come dessert da una ciotola di biscotti Friskies Dental Fresh Tartar Control. Cari - 20 euro al chilo, come il filetto - ma un toccasana per alito e denti.Nell'Italia a crescita zero, dove cani e gatti (14,5 milioni secondo gli ultimi dati Istat) sono più dei bambini dagli 0 ai 15 anni, gli animali di famiglia sono diventati i nuovi re della casa. Viziati con menu da tre stelle Michelin, coccolati e al centro di un mondo dorato diventato ormai un fiorentissimo business.Le cifre in ballo sono davvero bestiali: il Belpaese spende ogni anno per i suoi cittadini a quattrozampe (dati Eurispes) 4,7 miliardi. Due miliardi se ne vanno per i veterinari, 1,2 miliardi per farli mangiare.Più di 580 milioni costano le medicine, 450 sono i soldi spesi per acquistarli, mentre 453 milioni finiscono nel mondo un po' surreale degli accessori: una galleria di inutilità a peso d'oro - ne escono 450 ogni anno - che spazia dal profumo "O My dog!" (25 euro la boccetta da 100 millilitri, utilizzabile sia da Fido che dal padrone) fino alla borsa porta-cane da 400 euro firmata Gucci.Gli eccessi, però, sono solo la punta dell'iceberg. Tenere in casa un animale da compagnia è un'impresa finanziaria anche per chi rinuncia agli optional griffati.Secondo l'Associazione medici veterinari italiani, allevare un cane di taglia media costa 700 euro l'anno. Ma se si cede alle sirene delle proposte sempre più esotiche che arrivano dai banchi dei supermercati, si può arrivare a spendere solo per il cibo (stime della Lega Anti Vivisezione) 1.825 euro in dodici mesi.Il meccanismo persuasivo è semplice: in vendita, di solito relegata agli scaffali più bassi, c'è la scatoletta di carne "Fidel", cibo per gatti senza troppe pretese da 0,87 euro al chilo. Ma tira poco. I quattrozampe del terzo millennio, nipoti di bestie cresciute a topi e ossa, hanno palati raffinati. E i loro menu sono diventati sofisticati (e improbabili) come quelli di un ristorante di nouvelle cuisine: si moltiplicano le mousse, si sprecano straccetti e suprème.In pratica la stessa carne Fidel rinfrescata da una mano di marketing, presentata in cofanetti da gioielleria e venduta a prezzi da Billionaire: per la dadolata di tonno per gatti, per dare un idea, si pagano 12 euro al chilo, 2 in più dello stesso pesce inscatolato a uso e consumo degli esseri umani in esposizione due corsie più in là. I biscotti al miele per il parrocchetto, poi, vanno recapitati al pappagallino di casa con la scorta armata visti che costano 33 euro al chilo.Eppure gli italiani, da sempre un popolo di formiche, per gli amici a quattrozampe (e per la gioie delle aziende produttrici) non badano a spese.L'Eurispes la butta in sociologia, voce meccanismi di compensazione: "In una società spersonalizzata - scrive l'istituto di ricerca nel Rapporto Italia 2007 - gli animali leniscono disagi affettivi e relazionali, diventando surrogati di essere viventi costretti a comportamenti umanizzati lontani dalle loro abitudini". Ci cascano tutti (chi scrive, con due gatti in casa, compreso). Ma qualcuno più degli altri.Il 57% degli italiani, secondo la Società veterinari per animali, fa trovare alla sua bestiola un regalo sotto l'albero di Natale. In America il 41% dei cani dorme nel letto con i padroni, mentre il 40% di loro soffre di obesità. Per non parlare degli psicologi per animali, delle cerimonie nuziali - con scambio di collare e torta di carne - officiate in Gran Bretagna per 5mila euro fino ai cimiteri e ai necrologi virtuali online diffusissimi ormai anche qui da noi.Manie da civiltà che ha perso un po' il senso della misura? Così la pensa la banca svedese Seb, che lo scorso maggio ha consigliato ai suoi clienti di vendere tutte le loro azioni. Il motivo? L'apertura nel centro di Stoccolma di "Doga Yoga", centro di rilassamento mentale per cani (prezzo 15 euro a seduta). "Un chiaro segnale di surriscaldamento dell'economia", ha sentenziato Seb.

Da allora la Borsa locale - schiacciata dalla "maledizione del cane stressato" - ha perso quasi l'8%

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