martedì 25 novembre 2008

Imagine

«5 anni per chi realizza più di una trasmissione su fatti di cronaca cruenti, 5 anni per chi chiama per nome in trasmissione gli imputati (Omar e Olindo, Amanda e Erika, Alberto e Rosa) e 5 anni per chi li propaga a mezzo talk show. Penalizzazioni finanziarie importanti per gli editori che li mandano in onda»

...aaaaah...se Babbo Natale esistesse... 

venerdì 21 novembre 2008

giovedì 20 novembre 2008

C'è grossa crisi

C'è grossa crisi, diceva Quelo...
E in tempo di crisi ci si balocca col niente, si fanno le automobiline col cartone e si schiccherano i tappi di latta delle bottiglia.
Guardo i TG: i pizzini di Latorre, l'espulsione di Villari dal PD, la guerra D'Alema Veltroni/Red Youdem, le cene da Berlusconi rigorosamente su invito, le risse TV, gli ultimatum dei vescovi...

...e naufragar m'è dolce in questo marasma...


mercoledì 19 novembre 2008

O' presidente

A San Gregorio Armeno pronta la statuina di Obama. Difficoltà per quella del presidente della Vigilanza  rai.



martedì 18 novembre 2008

Come risparmiare eliminando il ministro per l'attuazione del programma e quello dell' innovazione (e magari quello della gioventù)

La Carboneria prossima Ventura

"Proprio quando sembravamo finalmente cresciuti, flop! Atterrarono in un colpo sui nostri salotti centinaia di serie americane, tutte meravigliose e intriganti, tutte più intelligenti di quanto non sembravano, tutte scaricabili gratis, tutte per noi. Direi che anche stavolta il Risorgimento è rimandato" -dal blog LEONARDO 

Cluedo Maximo

D'Alema ha riproposto una nuova Bicamerale, madre di tutti gli inciuci. Si dice che l'assassino torni sul luogo del delitto, ma non si è mai sentito dire che a tornare sia l'assassinato. [la lepre marzolina]

giovedì 13 novembre 2008

No country for old blogger

Dal blog di Beppe grillo:

Franco "Ricardo" Levi, ha depositato alla Commissione Cultura della Camera la famigerata Levi/Prodi. Detta anche legge "ammazzablogger". Legge che va ribattezzata in Levi/Veltroni grazie alle nuove clausole.
In sostanza:
- ogni blog è equiparato a un prodotto editoriale
- ogni blog che pubblica Adsense di Google o banner può risponderne all'Agenzia delle Entrate
- ogni blog deve iscriversi al ROC (Registro degli Operatori di Comunicazione)
- ogni blog è soggetto alle norme sulla responsabilità connessa ai reati a mezzo stampa
- ogni blog che non si iscrive al ROC può essere denuciato per il reato di "stampa clandestina": due anni di carcere e sanzioni economiche.
Un blogger può scegliere se iscriversi al ROC, e correre il rischio di una delle innumerevoli denunce penali e civili sui reati a mezzo stampa che risalgono al Codice Rocco del fascismo o, in alternativa, entrare in clandestinità prima di entrare in galera. Insomma, può impiccarsi o spararsi un colpo in testa.
La Commissione che deve esaminare la proposta di legge inizierà a breve i lavori sulla "ammazzablogger". 

mercoledì 12 novembre 2008

Not in my name

http://www.notspeakinginmyname.com/


Nostra Domus

Nel cataclisma mondiale dell'ultimo mese, tra crolli di alte torri finanziarie e elezioni americane epocali... dove è finito Nostradamus? Nessuno che ci offra una quartina sull'Uomo nero, una divinazione sul terremoto finanziazio di scala 10 che ha ridotto in macerie tante case americane?
Chi parla invece è un' altra autorità, ispirata anch' ella: la chiesa Cattolica, che vieta (!) al neo presidente degli Stati Uniti di America di rifinanziare la ricerca alle cellule staminali, come promesso l'altro giorno.
Il tutto nell'assordante silenzio di un PD che improvvisamente non ha più nulla da rivendicare da Obama: il segretario Walter Veltroni, che passava di trasmissione in trasmissione, intervista su intervista, a ripetere che Obama è suo e solo suo, che solo il PD rappresenta le sue idee e non il centrodestra opportunista...beh? Ci sei o non ci sei? Barack o Binetti? Spirito guida, se ci sei batti un colpo.

lunedì 10 novembre 2008

Capitalismo servaggio

Prospettive di ricerca

Una divisione del lavoro ha senso quando non esiste divisione tra lavoro e capitale, cioè quando i legami sociali dei produttori sono molto forti, altrimenti essa si trasformerà, inevitabilmente, in una fonte interminabile di soprusi: sfruttamento del lavoro altrui, abuso delle risorse naturali, sovrapproduzione di merci, impiego della scienza e della tecnica per perpetuare l’alienazione dominante (anche quando si pensa di attenuarne gli effetti) ecc.

Nel capitalismo la divisione del lavoro arricchisce pochi a svantaggio dei molti (all’interno di una stessa nazione e fra nazioni diverse). Guardando cosa essa ha prodotto in questa formazione sociale, vien da rimpiangere il Medioevo, in cui dominava l’autonomia del produttore diretto, che era polivalente, cioè indipendente dal mercato per le cose essenziali.

Solo che tale modo di produzione di per sé non può essere sufficiente per costituire un’alternativa efficace al capitalismo. Poteva costituire un’alternativa quando il capitalismo era in fieri, e naturalmente solo a condizione che il sistema dell’autoconsumo fosse in grado di eliminare la piaga del servaggio.

Oggi, perché l’autoconsumo possa costituire un’alternativa, occorrerebbe che il capitalismo subisse un crollo totale per motivi endogeni, ma è dubbio che ciò avvenga in tempi brevi. Il capitalismo si regge sullo sfruttamento del Terzo Mondo: finché le colonie e le neocolonie non si emancipano anche economicamente, il capitalismo non si accorgerà mai di non poter autosussistere.

Quando una formazione sociale si regge sullo sfruttamento del lavoro altrui, si autoriproduce solo fino a quando i lavoratori si lasciano sfruttare: il fatto che ad un certo punto sia nata l’esigenza del colonialismo sta appunto a dimostrare che i lavoratori europei non avevano intenzione di lasciarsi sfruttare in eterno. Ora tale decisione devono prenderla anche i lavoratori del Terzo Mondo, e auguriamoci che, quando la prenderanno, i lavoratori dei Paesi occidentali capiscano che quello sarà il momento buono per realizzare l’internazionalismo proletario contro il capitalismo mondiale.

Va comunque assolutamente escluso che il lavoro polivalente del produttore autonomo possa costituire un’alternativa quando esso viene sottoposto a un qualsivoglia regime di servaggio. “Autonomia” non può solo voler dire “indipendenza dal mercato”, ma deve anche voler dire “libertà” da qualunque forma di schiavitù. Si badi: non da qualunque forma di “dipendenza”, ma da qualunque forma di “dipendenza” in cui esista un “padrone” e un “servo”, una posizione precostituita di dominio e una di subordinazione.

E’ stata un’illusione della borghesia quella di credere che la libertà di un individuo potesse realizzarsi emancipandosi da qualunque dipendenza dal collettivo. Gli uomini devono dipendere dalle leggi che loro stessi, democraticamente, si danno, e devono altresì dipendere da molte leggi della natura, affinché sia salvaguardato l’equilibrio dell’ecosistema.

Se nel Medioevo non ci fosse stato il duro servaggio e l’oppressione culturale del clericalismo, forse il capitalismo non avrebbe trionfato così facilmente. Gli storici, in tal senso, dovrebbero verificare la tesi secondo cui l’edificazione del capitalismo è avvenuta in maniera relativamente facile nell’Europa occidentale, proprio perché qui il servaggio era molto più opprimente che nell’Europa orientale.

Nei confronti del Medioevo il marxismo ha emesso giudizi unilaterali, dettati da una sorta di pregiudizio anticlericale e antirurale. Si è condannato, col servaggio e il clericalismo, anche l’autonomia economica del produttore diretto, cioè il primato del valore d’uso sul valore di scambio, il significato sociale della comunità di villaggio, i concetti di autogestione e autoconsumo, ecc.

Il marxismo si è lasciato abbacinare dal fatto che, con l’impiego della rivoluzione tecnologica e con una forte divisione del lavoro, il capitalismo è riuscito ad aumentare a dismisura le potenzialità delle forze produttive. In effetti in quest’ultimo mezzo millennio l’umanità ha fatto passi da gigante sul piano produttivo e tecnologico.

Tuttavia, molti di questi passi, che si ritengono “in avanti”, sono stati pagati con terribili passi indietro (guerre mondiali, distruzione dell’ecosistema, morte per fame ecc.), al punto che oggi ci si chiede se davvero sia valsa la pena realizzare tanti progressi quando il risultato finale viene considerato soddisfacente solo per un’infima parte dell’umanità. Il marxismo ha avuto due torti fondamentali:

  1. quello di appoggiare un qualunque sviluppo capitalistico contro la rendita feudale, senza preoccuparsi di trovare nel sistema dell’autoconsumo le possibili alternative al servaggio;
  2. quello di tollerare i guasti provocati dal progresso tecno-scientifico, illudendosi di poterli ovviare sostituendo il profitto privato col profitto statale.

Detto altrimenti, lo storico dovrebbe chiedersi se il superamento del servaggio e del clericalismo doveva necessariamente comportare il pagamento di un prezzo così alto, ovvero se la nascita del capitalismo sia stata davvero un evento inevitabile della storia o se invece essa è dipesa dal fatto che nel corso del Medioevo gli uomini non fecero abbastanza per cercare un’alternativa alle contraddizioni antagonistiche del feudalesimo. Il capitalismo è forse diventato inevitabile a causa di questa mancata alternativa?

Se c’era la possibilità di una diversa soluzione, allora dobbiamo rimettere in discussione i giudizi negativi espressi dai teorici liberali e marxisti nei confronti del sistema economico basato sull’autoconsumo. Se vogliamo infatti creare un socialismo veramente democratico, di fronte a noi ci sono due strade (che possono anche essere seguite contemporaneamente, anche se di necessità una dovrà prevalere sull’altra):

  1. l’autoconsumo del produttore diretto, polivalente, che ha bisogno del mercato solo per cose che non può assolutamente produrre o reperire come risorsa naturale (cose di cui, in ultima istanza, può anche far meno per poter vivere). Ciò implica ch’egli sia giuridicamente e politicamente libero, non soggetto ad alcuna coercizione extra-economica. Naturalmente le sue forze produttive saranno sempre limitate (come d’altra parte i suoi bisogni), ma la stabilità di tale metodo produttivo è assicurata, a meno che essa non venga minacciata da catastrofi naturali, nel qual caso dovrebbe farsi valere la solidarietà del collettivo, cui il produttore appartiene. Ovviamente la solidarietà va coltivata per tempo, in quanto essa non può nascere automaticamente; ed è questo in un certo senso il limite di tale sistema produttivo: il produttore diretto tende a rivolgersi alla forza del collettivo solo nel momento del bisogno;
  2. una collettività o una società basata sulla divisione del lavoro, ma in cui l’uguaglianza dei lavoratori sia assicurata dalla democrazia a tutti i livelli. Quanto più è forte la divisione del lavoro, tanto più forti devono essere i legami sociali, poiché chi non rispetta le proprie funzioni incrina tutto l’apparato produttivo. Un sistema di tal genere deve puntare molto sui legami che possono realizzare i valori etico-sociali e culturali.

Ora, considerando il forte individualismo esistente in Europa occidentale (per non parlare degli USA), la seconda soluzione pare la più difficile da realizzare, poiché essa implica una certa maturità socio-culturale o comunque una certa disponibilità interiore a partecipare ai problemi comuni.

Europa occidentale e USA potrebbero adottare il socialismo democratico basato sulla divisione del lavoro, grazie all’aiuto di forze sociali straniere, provenienti da Paesi che conoscono il valore del collettivismo. Tali forze però dovrebbero essere considerate “paritetiche” e non dovrebbero essere numericamente “minoritarie”.

In ogni caso sarà impossibile per l’Occidente conservare gli attuali livelli di produttività, accettando il collettivismo proprio dei Paesi non-capitalistici.

venerdì 7 novembre 2008

Imbecilli: era una carineria !

Ma basta! Quale gaffe. Era una carineria e chi non lo capisce è un imbecille. 
D'altronde la sua parte politica di carinerie è da sempre prolissa: dai bingo bongo di Calderoli alla faccia da mortadella di Prodi.
Ma quando dispensa carinerie un esponente dell'opposizione? Massimo D'Alema giorni fa aveva definito il ministro Brunetta "un'energumeno tascabile" e le reazioni sono state tutte all'insegna del sense of humor della pdl: lo stesso Brunetta risponde "Quelle del deputato D'Alema sono volgarità razziste, evidentemente la mancanza di potere gli ha fatto perdere la testa". Poi un certo deputato Stracquadanio, peones pdl, ha dichiarato "D'Alema giunto al tramonto di una carriera politica tanto promettente quanto fallimentare, ha compiuto oggi una svolta epocale: ha abbandonatola cultura stalinista per abbracciare quella nazista". Mentre per il vicepresidente dei senatori pdl, Bonfrisco, "il lupo perde il pelo ma non il vizio. Il vizio staliniano dell'attacco personale, della demolizione dell'avversario". Chiuse La Russa con un "in confronto a D'Alema, Brunetta è un gigante di signorilità".  Insomma: se il ministro scherza sulla sua altezza per primo, pubblicando sul sito del ministero le vignette che lo sfottevano tutto bene, ma se la battuta la fa uno dell'opposizione apriti cielo. 
Quanto sense of humor dalle parti della destra!
Altra storia per le parole del premier sulla superiorità della cultura occidentale su quella musulmana...fu frainteso allora come oggi: quanti imbecilli nel mondo...a proposito, la sapete quella del tizio che imprecava contro tutti quelli che andavano contromano?

Come diceva la mamma di Forrset Gump?

giovedì 6 novembre 2008

mercoledì 5 novembre 2008

martedì 4 novembre 2008

...anzi di antico (2)


Dopo le parole di Cossiga, quelle di Gelli e dopo Gelli quelle di Dell'Utri: in Rai ci sarebbero "ancora dirigenti messi dalla sinistra e che rispondono a logiche di sinistra". Per questo "è difficile cambiare la televisione e pensare che migliori la qualità della comunicazione quando a guidarla c'è gente che alimenta una visione negativa della vita". Qualcosa "si sta già facendo", ci pensa Berlusconi "a diffondere ottimismo". Ma perché qualcosa cambi davvero serve "un nuovo approccio stilistico: le notizie, certo, bisogna darle, sennò si torna al fascismo, ma c'è modo e modo di comunicarle. Magari con conduttori più gradevoli. Al Tg3 ci sono degli anchormen con una faccia un po' gotica, dark. Credo che il direttore del tg dovrebbe mostrare un maggiore 'esprit de finesse' in queste cose. Farle, dirle lo stesso, ma magari con un'altra espressione..." 

Dopo il ritorno degli infiltrati nei cortei e i camion con mazze lasciati liberi di passare, dopo l'elogio del programma della P2, il nuovo ukaze bulgaro sulla TV.

Tutto questo mentre una quarantina di "giovani" di destra  assalta la Rai. . Rassicurante.


domenica 2 novembre 2008

Oh baby baby it's a wild world

Oh baby baby it's a wild world,
it's hard to get by just upon a smile.
Oh baby baby it's a wild world.
Le prossime quarantott'ore spazzeranno, via in un refolo di uragano, anni bui di regressione mondiale. 
L'uomo godrà forse di un'immeritata speranza e forse vincerà le elezioni sul filo di un voto, magari in Florida. Ma il mondo ha già votato da giorni: vai Barack, imprimi questa impronta sul sedere di Bush: un piccolo gesto per l'uomo, una grande soddisfazione per l'Umanità.