martedì 11 marzo 2008

Zero Impact: il "paradosso del basilico di Turi"

Partecipo ad una sorta di forum a più blog:
l'Ermeneuta, meritorio e poetico diario dell'amico Salvatore Campo, pubblica giorni fa un articolo su del basilico comprato in Italia, patria verde di questa aromatica pianta, ma di importazione israeliana. Stupore prima e rabbia poi.

L'articolo, stimolante nella sua follia intrinseca, viene commentato da molte persone e ripreso anche da altri blogger, quali carfone, e tra le altre cose viene presentata da Mines una soluzione al giallo "maquantocacchiocostadimenostobasilico?".

Mines scrive: "Esistono degli spazi merci venduti a costo zero per riempire le navi cargo o gli spazi aerei merci che arrivano da alcune località considerate “periferia commerciale”
Praticamente azzerando il costo di importazione in Italia è come se tu comprassi del basilico prodotto a Genova (nave cargo in arrivo lì) o a Gallarate (aereo cargo a malpensa)
Resta il dubbio… ma coltivarlo in Italia?
Forse è legato ad una questione climatica..la coltivazione in serra potrebbe portare ad un costo di produzione più alto del costo che si sostiene producendolo in Israele (non dimentichiamo il costo manodopera )"


Il tema è tra l'altro caro a BEPPE GRILLO, da anni appassionato sostenitore di nuovi modelli di vita che riducano lo spreco di risorse e l'impatto sull'ambiente.
Sul suo blog si possono leggere moltissimi articoli dedicati al tema.
Inoltre al già citato articolo dell' ESPRESSO, "la mia mela è a km zero" vorrei segnalare la puntata di REPORT di domenica prossima dedicata a questo importante tema.

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